giovedì 5 agosto 2010

Visita a Kroll Ontrack


Ieri sono stato invitato a visitare la filiale italiana di Kroll Ontrack, una multinazionale che si occupa di recupero dati, cancellazione sicura e computer forensic. Mattinata molto interessante, grazie al taglio abbastanza “tecnico” dell’incontro. Dopo una chiacchierata con Massimo (marketing) che ci ha brevemente introdotto l’azienda ed è stato molto disponibile nelle sue risposte, abbiamo avuto modo di visitare la camera bianca. Si tratta di una camera di classe 100, dall’aspetto molto meno fantascentifico dell’iconografia classica, ma adatta all’apertura dei dischi fissi. La dotazione di strumenti contribuisce a renderla un luogo particolarmente interessante. Mi pare di capire che si tratti dell’unica in Italia dedicata a questa attività.


In questo laboratorio i tecnici ricevono gli hard disk danneggiati e tentano di farli ripartire, spesso sostituendo incolucri, motori, testine ed elettroniche. Se l’operazione ha successo, il pezzo viene collegato a una workstation e ne viene fatta un’immagine sulla quale lavoreranno poi altre persone per ricostruire i dati eventualmente danneggiati. Il lavoro è uno strano incrocio tra orologeria, tecnica elettronica e artigianato, e come per tutti i mestieri di questo tipo ci si divide tra la routine quotidiana e le sfide che diventano quasi personali. Massimo e Luca ci hanno descritto il loro lavoro e hanno risposto alle nostre domande; non si incontrano tutti i giorni persone che svolgono questa attività, per questo ho cercato di carpirne per quanto possibile piccole passioni e idiosincrasie che si sviluppano con l’esperienza. Da quanto ho capito le diverse interfacce dei controller e il sistema operativo non incidono sulla distribuzione dei guasti tra i vari sistemi, le brusche interruzioni di corrente e il suo repentino ritorno sono deleteri, gli urti a dischi in movimento possono essere letali. Ciascun braccetto ha un allineamento peculiare delle testine che viene misurato tramite un microscopio al momento della sostituzione. Lo sfasamento viene poi replicato in modo da permettere la corretta lettura dei dati. Mi ha molto divertito il foglio di cellophan appiccicato al monitor con l’immagine ingrandita sul quale si segna con un pennarello la posizione delle testine per poi riportarla sulle nuove.


La percentuale di successo dichiarata mi ha stupito: pare che mediamente si riesca a recuperare il 90% dei dati su dispositivi non precedentemente manomessi da tecnici improvvisati: ci è stato raccontato di casi in cui i dischi sono arrivati con una elettronica non originale, con impronte digitali sui piatti o testine palesemente danneggiate da interventi non riusciti. In tutti questi casi la percentuale di successo diminuisce drasticamente, e non è difficile capire perché. La leggenda metropolitana che girava qualche anno fa (non ci ho mai creduto), secondo la quale mettendo il disco in frigo aumenterebbero le probabilità di riavvio, è completamente infondata: in più di un caso i dischi sono arrivati con dell’acqua all’interno, dovuta alla condensazione dell’aria per lo sbalzo termico.


Mi è stato confermato che esiste una “stagionalità” dei guasti: la calura estiva e i temporali sono fattori di rischio che aumentano sensibilmente i guasti. Quindi ambienti termostabili e buoni UPS non sono mai quattrini mal spesi.


Ho avuto l’impressione di un ambiente tranquillo, competente, con grande attenzione alla privacy e alla sicurezza dei dati ripristinati. Prima di questa visita ho avuto solo un paio di esperienze di clienti che hanno usufruito del servizio, e in entrambi i casi sono stati soddisfatti dal lavoro effettuato.


(Tra le altre cose mi ha fatto piacere scoprire che una mia personale impressione, maturata negli anni, è condivisa da persone che vedono decine di unità al giorno.)


(Le foto linkate sono di Elena.)



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